Vetrina della giovane danza d’autore
♦ repliche ore 19 e ore 19.30
di Nanouk
autori e interpreti Marianna Basso e Daniel Tosseghini
musiche Andrea Cauduro
voce Giovanni Onorato
con il sostegno di Associazione House of IVONA, A.s.d. IL GECKO Tarantasca
durata 11 minuti
La maggior parte di noi è affetta dalla sindrome del pesce rosso, rimaniamo nella nostra graziosa boccia di vetro, escludendo il diverso e limitando la percezione del mondo in cui viviamo.
Se si aumenta la dimensione dell’acquario, il pesce rosso continuerà a crescere. Al contrario, se si tiene un pesce rosso in una piccola boccia, smetterà di crescere o addirittura morirà.
Se qualcuno proveniente da un altro mondo giungesse sulla Terra e osservasse l’umanità, probabilmente troverebbe incredibilmente strani e persino immorali comportamenti che per noi sono del tutto normali. Le dinamiche sociali, i conflitti, la continua ricerca di identità, le rigidità nei ruoli di genere e nelle aspettative culturali apparirebbero completamente incomprensibili se osservati senza il filtro delle nostre convinzioni e abitudini quotidiane.
Vi immaginate un primo incontro dove il tempo e lo spazio si ferma e dove voi possiate essere totalmente puri?
Anima pura, un anima che cerca di non farsi contagiare mai dal male, dalla cattiveria, dall’invidia e dalle brutture presenti in questo mondo senza mai smettere di meravigliarsi di tutto ciò che c’è di bello.
La prospettiva aliena permetterebbe di scoprire che in fondo non siamo poi così diversi da una massa di esseri che cerca di definirsi, attraverso personalità stereotipate, addobbiamo il nostro corpo, arricchiamo la nostra quotidianità di vizi e abitudini malsane.
L’alieno potrebbe rivelarsi una sorta di specchio, in cui riflettere le contraddizioni e le illusioni che guidano la nostra esistenza, invitandoci a mettere in discussione veramente cosa significa essere umani.
Ciò che è diverso è anche destabilizzante, l’essere umano non sempre sa come approcciarsi a questa diversità.
◎ dal 5 al 14 settembre 2025
Il Festival Ammutinamenti vuole essere quest’anno un invito al riconoscimento del continuo flusso della vita, delle dinamiche misteriose che la influenzano, delle logiche enigmatiche che la compongono e che diventano simboli, coordinate, segni temporanei del percorso che si apre davanti a noi.
Nell’accezione astrologica, i transiti sono i moti dei pianeti che, muovendosi attraverso le loro orbite così come li osserviamo dalla Terra, compiono cicli periodici e discontinui attraverso i dodici segni zodiacali e rappresentano strumenti di consapevolezza che ci aiutano a comprendere quali energie sono disponibili per accompagnarci verso una versione più autentica di noi stessi.
Analogamente all’astrologia che ci invita a considerare i transiti planetari come strumenti per comprendere in quale punto del nostro percorso evolutivo ci troviamo, questa edizione ci esorta a dare ascolto ai nostri processi interiori e accogliere le energie che si muovono attorno e dentro di noi, abitando il presente e indagando il nostro essere ‘in transito’. Il Festival apre così una scena, si fa strumento di questa osservazione cosciente. I corpi diventano simboli in movimento che tracciano mappe invisibili nello spazio e nel tempo. Ogni gesto è un segno, una traiettoria che attraversa fasi di cambiamento e ci accompagna nella lettura del nostro stare al mondo.
Questa ventisettesima edizione è un rito di passaggio a cui abbandonarsi spinti dal desiderio di ridefinire le nostre mappe e le nostre connessioni.
Come un pianeta, Ammutinamenti è quest’anno in transito nelle nostre vite.