Sebastião Salgado. Exodus – Umanità in cammino, curata da Lélia Wanick Salgado e composta da 180 fotografie, è divisa in quattro sezioni: Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza, La tragedia africana: un continente alla deriva, L’America latina: esodo rurale, disordine urbano, Asia: il nuovo volto urbano del mondo. Chiude l’esposizione una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa.
Nel 1993 Sebastião Salgado inizia il suo viaggio fotografico, fisico ed esistenziale nella galassia delle migrazioni. In sei anni il reporter brasiliano ha percorso quattro continenti con opere che catturano partenze e approdi, campi profughi dove milioni di persone vivono un destino incerto. Da allora la mappa del mondo appare cambiata, ma l’esodo di intere popolazioni è quanto mai attuale e le condizioni di profughi o migranti rappresentano uno scenario che assume dimensioni sempre più globali.
«Oggi più che mai, sento che il genere umano è uno» Scriveva Salgado già nel 1999 «Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura e di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutte le persone si somigliano. Noi abbiamo in mano la chiave del futuro dell’umanità, ma dobbiamo capire il presente. Queste fotografie mostrano una porzione del nostro presente. Non possiamo permetterci di guardare dall’altra parte.»
Nell’ambito del Festival delle Culture, le fotografie di Salgado giungono al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna in una grande mostra organizzata dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura e Mosaico e Assessorato all’ Immigrazione, Politiche e Cultura di genere – in collaborazione con Contrasto e grazie al contributo della Regione Emilia – Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Marcegaglia.