DAL ROMANTICISMO ALL’INFORMALE. OMAGGIO A FRANCESCO ARCANGELI

TURNER MONET POLLOCK

  • 17 Marzo 2006 - 23 Luglio 2006
  • Ravenna

La rivoluzione romantica costituì, agli occhi di Francesco Arcangeli , un “crescendo di vibrazione” e di coinvolgimento rispetto all’ormai lontana rivoluzione caravaggesca, tanto celebrata da Roberto Longhi, alla cui scuola il critico bolognese si era formato. La mostra dal titolo ” Turner Monet Pollock. Dal Romanticismo all’Informale. Omaggio a Francesco Arcangeli” che il Comune di Ravenna, Assessorato alla Cultura, Museo d’Arte della città promuovono e realizzano negli spazi della rinascimentale Loggetta Lombardesca, dal 18 marzo al 23 luglio 2006, prosegue il percorso di ricerca volto a far luce su grandi temi e figure centrali della critica e della storia dell’arte moderna e contemporanea. Dopo la mostra “ Da Renoir a de Staël. Roberto Longhi e il moderno ”, tesa a ricostruire il ruolo meno noto ma importantissimo di ‘critico militante’ svolto dal grande storico dell’arte, il Mar ha promosso un’ampia rassegna dedicata al secolo d’oro dell’acquerello inglese, “ La grande stagione dell’acquerello inglese da Turner a Burne-Jones ”, la prima del genere in Italia. È stata poi la volta di “ Alberto Giacometti ”, progettata in collaborazione con Fondation Maeght di Saint Paul e Fondazione Mazzotta di Milano, ad oggi la più esaustiva nel nostro Paese.

Ora, un autorevole comitato scientifico, composto da Bianca Arcangeli, Andrea Emiliani, Michel Laclotte, Edouard Pommier, Ezio Raimondi, Michela Scolaro, Claudio Spadoni, Bruno Toscano, sta preparando per marzo 2006 un’esposizione che documenterà l’attività critica di un altro dei maggiori studiosi italiani del Novecento, Francesco Arcangeli.
Il percorso espositivo è già alluso nei nomi dei quattro protagonisti che, a vedere di Arcangeli, costituiscono delle pietre miliari di una linea romantica della storia dell’arte contemporanea, che va, appunto, “ Dal Romanticismo all’Informale ”, secondo il titolo scelto per i due volumi pubblicati da Giulio Einaudi nel 1977, a tre anni dalla prematura scomparsa, e che raccoglievano buona parte degli scritti più significativi. L’esposizione prenderà dunque avvio dai romantici inglesi, ai quali il critico dedicò le sue acutissime letture, davvero rivelatrici e non solo in Italia: in particolare Turner e Constable, senza trascurare le premesse di Reynolds e Gainsborough. Seguiranno alcune figure prime della pittura francese, Corot e soprattutto Courbet, ritenuto una pietra miliare nell’Ottocento per un nuovo pensiero della ‘natura’ che Arcangeli ha analizzato nei suoi sviluppi moderni, e che trova nell’impressionismo – nel pur diverso ruolo svolto da Cézanne, Renoir, Sisley e Monet -, un passaggio decisivo.

Ed è soprattutto a Monet che lo studioso ha dedicato scritti fondamentali, recuperandone pienamente l’ultima stagione anche in tempi in cui la quasi totalità dei critici avanzava forti riserve o ne offriva una lettura riduttiva. L’Ottocento italiano sarà rappresentato da alcuni nomi di primo piano, dai prodromi romantici di Fontanesi ai macchiaioli Fattori e Lega, a Segantini, un altro pittore che deve ad Arcangeli una sostanziale rivalutazione. Anche per la prima metà del Novecento la mostra insisterà su alcuni artisti cari al critico, in particolare Klee, Soutine, Permeke, gli italiani Carrà, De Pisis e soprattutto Morandi, per il quale scrisse una straordinaria monografia, il testo di gran lunga più denso e illuminante che sia uscito sul pittore, e che per primo istituiva connessioni con la situazione contestuale europea. L’informale, che ha caratterizzato la scena artistica internazionale dal secondo dopoguerra agli anni cinquanta, rappresentò per Arcangeli la condizione in cui arte ed esistenza risultavano inscindibili: protagonisti furono, in primo luogo, Wols, Fautrier, Dubuffet, de Staël, De Kooning, Kline e, soprattutto, Pollock – vero culmine del lavoro critico di Arcangeli lungo il filo rosso di un percorso modernamente romantico – oltre agli italiani Burri, Leoncillo e agli ‘ultimi naturalisti’ Morlotti, Mandelli, Moreni, Vacchi, Bendini, Romiti, per citare i più vicini al grande studios

In considerazione della complessità della mostra, che intende restituire un omaggio a Francesco Arcangeli, inimitabile maestro per il suo modo particolarissimo di vivere la critica d’arte, si è ritenuto di chiedere che la mostra sia posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, e che possa godere dei patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Ambasciata Britannica in Italia, dell’Ambasciata di Francia presso la Repubblica Italiana, della Regione Emilia-Romagna, dell’Istituto per i beni artistici, culturali, naturali della Regione Emilia-Romagna, infine della Provincia di Ravenna.

Il catalogo, edito da Electa, contiene i saggi di Renato Barilli, Marco Antonio Bazzocchi, Andrea Emiliani, Antonio Paolucci, Ezio Raimondi, Michela Scolaro, Claudio Spadoni, Bruno Toscano, oltre alla testimonianza di Mina Gregori, che approfondiscono gli aspetti più peculiari dell’impegno critico di Arcangeli e dei suoi rapporti con alcune figure prime della cultura artistica del Novecento, a cominciare da Roberto Longhi, suo maestro.

INGRESSO: intero € 8, ridotto € 6, studenti € 3

    martedì 9.00 – 19.00 mercoledì – venerdì 9.00 – 21.00, sabato e domenica 9.00 – 19.00
    chiuso il lunedì

SEDE:

Ravenna

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