Curatore: Claudio Spadoni
Alle ultime acquisizioni è dedicata la mostra che inaugura sabato 2 dicembre 2006 alle ore 18.00 la prossima stagione espositiva del Mar, dal titolo “Più opere al Mar. Le acquisizioni del museo”, promossa e organizzata dal Museo d’Arte della Città di Ravenna grazie al fondamentale contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. A quattro anni dalla nascita dell’Istituzione il museo dà conto delle nuove opere entrate a far parte delle collezioni permanenti, grazie all’istituto della donazione, del lascito e del deposito. Sono oltre cinquanta le opere in mostra, tutte scalate nel corso del Novecento, accorpate in sezioni nel rispetto delle modalità di acquisizione e dei percorsi di lettura. Si parte dagli Amici di Arcangeli, con le opere di Vacchi, Bendini, Romiti, Mandelli e Moreni, tutte di straordinaria importanza per il rilievo storico e artistico già riconosciuto, ma anche per la sottolineatura all’opera storiografica realizzata con la mostra da poco conclusa in omaggio a Francesco Arcangeli. Si tratta della generazione degli ultimi naturalisti, come nella definizione del critico bolognese, a cui si affiancano Ferrari e la sorella, Bianca Arcangeli.
La sezione dedicata a Morandi è composta da un ricco nucleo di opere concesse in deposito temporaneo per ricostruire la lettura del critico bolognese, che proprio nella lezione di Morandi riconosceva i prodromi di una sensibilità esistenzialista. Trascorsa la congestione dell’Informale, e di aree affini dove si collocano figure come Sartelli, Rimondi, o l’anomala variante espressionista di Borgonzoni, nella sezione Bologna e dintorni si ritrovano coloro che, secondo orientamenti diversi, esprimono la ricchezza di un clima carico di attenzione verso l’esperienza artistica in anni caratterizzati dall’avvento della comunicazione mediatica: i loro nomi sono quelli di Pozzati, Cuniberti, Mascalchi, Nanni. Alla città invece è dedicata la sezione successiva, Ravenna e dintorni, un tributo ai protagonisti della vita cittadina e del territorio, maestri convinti e appassionati della pratica artistica non meno che dell’impegno educativo presso le scuole di formazione artistica. Sono le opere di Folli, Ruffini, Verlicchi, ma anche di Guberti e Bucci, con il precoce anticipo di Malmerendi, presente con un’opera del 1917 che segna la conclusione dell’esperienza futurista. Una segnalazione speciale spetta alla sezione dedicata alle Antologiche con la presenza di artisti di larga notorietà internazionale che hanno donato un’opera al termine della mostra realizzata a Ravenna. I loro nomi sono tra i più conosciuti dell’ultimo Novecento, Mondino, Giosetta Fioroni, Gilardi, Paladino, con la generosa presenza anche di Ontani e D’Augusta. Le generazioni successive sono interpreti di storie diverse in qualche modo riconducibili all’idea di una Figurazione visionaria, caratterizzata da un rapporto originario con il territorio, dove la natura si esprime per un’esuberanza tale da diventare visionaria, talora con la prepotenza della materia, talora con la rarefazione iconica fino alle soluzioni più compiutamente astratte, con alcune incursioni tra i linguaggi contaminati delle ultime generazioni. Le ultime accessioni si completano con la Collezione Zambrini, un piccolo ma significativo nucleo di opere che restituisce il ritratto di un collezionista ravennate che seppe cogliere un’Italia vivace e divisa ma che solo nelle diverse anime – l’informale da una parte, e il fronte realista dall’altra – poteva trovare la sua più profonda identità.
L’iniziativa gode del patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Istituto per i Beni Culturali Artistici e Naturali della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Ravenna e del Sistema Museale della Provincia di Ravenna.
Il catalogo è in corso di preparazione.