COMUNICATO STAMPA
“La mia speranza è riuscire – come individui, come gruppi, come società – a fermarci per riflettere sulla condizione dell’umanità alla soglia del nuovo millennio. Oggi più che mai, sento che il genere umano è uno. Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura e di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutte le persone si somigliano. Noi abbiamo in mano la chiave del futuro dell’umanità, ma dobbiamo capire il presente. Queste fotografie mostrano una porzione del nostro presente. Non possiamo permetterci di guardare dall’altra parte.” – Sebastião Salgado.
Dal 22 marzo al 2 giugno 2024, in occasione del Festival delle culture, il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna presenta la mostra Sebastião Salgado. Exodus – Umanità in cammino, a cura da Lélia Wanick Salgado, organizzata dal Comune di Ravenna -Assessorato alla Cultura e Mosaico e Assessorato all’ Immigrazione, Politiche e Cultura di Genere- in collaborazione con Contrasto e grazie al contributo della Regione Emilia – Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Marcegaglia.
Nel 1993 Sebastião Salgado inizia il suo viaggio fotografico, fisico ed esistenziale nella galassia delle migrazioni. In sei anni il reporter brasiliano ha percorso quattro continenti con opere che catturano
partenze e approdi, campi profughi dove milioni di persone vivono un destino incerto. Da allora la mappa del mondo appare cambiata, ma l’esodo di intere popolazioni è quanto mai attuale e le condizioni di profughi o migranti rappresentano uno scenario che assume dimensioni sempre più globali.
LA MOSTRA
Exodus – Umanità in cammino a cura da Lélia Wanick Salgado, racconta attraverso 180 fotografie la condizione di profugo, l’istinto di sopravvivenza, i momenti di esodo, i disordini urbani e le tragedie di continenti ormai alla deriva, racconta la paura e la povertà così come la volontà, la dignità e il coraggio.
“Quasi tutto ciò che accade sulla Terra è in qualche modo collegato – afferma la curatrice, Lélia Wanick Salgado -. Siamo tutti colpiti dal crescente divario tra ricchi e poveri, dalla crescita demografica, dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dalla distruzione dell’ambiente, dal fanatismo sfruttato a fini politici. Le persone strappate dalle loro case sono solo le vittime più visibili di un processo globale. Le fotografie che qui presentiamo catturano i momenti tragici, drammatici ed eroici di singoli individui. Eppure, tutte insieme, ci raccontano anche la storia del nostro tempo. Non offrono risposte, ma al contrario pongono una domanda: nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?”
La mostra si compone di varie sezioni a carattere geo-politico. La prima sezione, intitolata Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza, tratta in particolar modo le motivazioni che tristemente accomunano i profughi: la povertà e la violenza, il sogno di una vita migliore, la speranza. Si prosegue poi con La tragedia africana: un continente alla deriva, si concentra sul trauma della sofferenza e disperazione di popoli profondamente segnati dalla povertà, dalla fame, dalla corruzione, dal dispotismo e dalla guerra nonostante l’Africa sia un continente con una storia importante per l’umanità, in grande fermento, ricco di energie e vitalità, oltre che di materie prime e ricchezze naturali. La terza sezione, L’America latina: esodo rurale, disordine urbano, racconta una parte del mondo segnata dalla migrazione di decine di milioni di contadini, spinti dalla povertà, verso le aree urbane come Città del Messico e San Paolo, circondate da baraccopoli, dove persino la vita privilegiata è assediata dalla violenza. La sezione Asia: il nuovo volto urbano del mondo si concentra sull’esodo di massa dalla
povertà rurale alla creazione di megalopoli in cui i migranti vivono in condizioni precarie, pur credendo di aver fatto un passo verso una vita migliore. Chiude la mostra una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa. La particolarità di questi ritratti risiede nel fatto che hanno scelto di essere fotografati, scegliendo loro la posa da assumere davanti alla macchina fotografica del grande fotoreporter, compiendo così un fiero atto di autodeterminazione di quelle che sono le vittime principali dei fenomeni migratori, senza alcun controllo sul proprio destino.
La mostra, realizzata in collaborazione con Contrasto, che da anni si occupa di promuovere il lavoro di Sebastião Salgado in Italia, fa parte degli eventi del Festival delle Culture in programma a Ravenna dal 12 marzo al 20 luglio 2024 e simbolicamente inaugura il 21 marzo, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale.
La mostra è accompagnata da workshop, conferenze e da un consistente percorso laboratoriale rivolto alle scuole e alle famiglie.
I laboratori didattici, organizzati con la collaborazione di Amnesty International Italia, hanno l’obiettivo di fornire agli studenti alcuni strumenti utili per un approccio globale ai diritti umani favorendo l’acquisizione di concetti fondamentali legati ai diritti e a utilizzare i diritti umani come quadro di riferimento per esplorare in modo critico la realtà che ci circonda; sviluppando il principio di cittadinanza attiva stimolando una partecipazione orientata alla promozione e alla difesa della dignità delle persone. I temi affrontati si inseriscono pienamente nelle linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica del Ministero della pubblica istruzione e possono fornire agli insegnanti un prezioso supporto nell’insegnamento di questa materia.
A corredo della mostra il libro edito da TASCHEN Sebastião Salgado. Exodus